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Malattia renale e diabete le evidenze scientifiche che spingono verso l’innovazione organizzativa Focus on: SGLT2 CAMPANIA

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RAZIONALE SCIENTIFICO

La malattia renale cronica (MRC) è una condizione patologica dovuta alla perdita di capacità da parte del rene di filtrare le scorie metaboliche nocive prodotte dall’organismo. La perdita della funzione di questo organo, attraverso un processo in genere lento, progressivo quindi subdolo che rende la patologia quasi asintomatica per mesi o anni, ha come conseguenza nel tempo l’instaurarsi di una condizione di insufficienza renale cronica (IRC). La MRC rappresenta una tra le patologie cronico-degenerative più diffuse nel mondo e in progressiva espansione con una prevalenza del 10% e oltre nei Paesi economicamente più sviluppati e/o con età della popolazione più avanzata. In Italia i dati per la MRC si attestano intorno al 6-7% nella popolazione adulta (negli anziani può superare 30%, specie negli individui con più malattie croniche) mentre per la IRC (VFG< 60 ml/min) si attestano intorno al 3%. Negli ultimi 25 anni inoltre la mortalità da MRC è aumentata di oltre il 40%.

La MRC è un fattore indipendente di rischio cardiovascolare, le cui cause principali sono l’ipertensione arteriosa e la malattia diabetica. In particolare quest’ultima può provocare sia un danno renale diretto danneggiando i piccoli vasi sanguigni dei reni (nefropatia diabetica), che essere cofattore di danno vascolare arteriosclerotico (con ipertensione e dislipidemia). Per le persone diabetiche, è quindi molto importante un controllo costante dello stato di funzionalità renale per la prevenzione del danno poiché vi è una buona correzione tra controllo glicemico e progressione del danno renale. La MRC viene classificata a seconda della gravità in 5 stadi di cui i primi 2 si manifestano con lievi alterazioni urinarie, una fase intermedia in cui compaiono diverse alterazioni del metabolismo e le ultime 2 dove si manifestano importanti danni d’organo con aumentato rischio di morte principalmente per cause cardiovascolari. La dialisi o il trapianto rappresentano la fase degenerativa finale del percorso di malattia.

In questa ultima condizione oltre alle problematiche di salute ed all’aumentato rischio per la vita dei pazienti, l’impatto sui costi per il sistema è davvero pesante: al costo diretto annuo per un paziente dializzato tra 30.000€ (dialisi peritoneale) e 50.000€ (emodialisi) vanno infatti aggiunti almeno altrettanti onerosi costi indiretti. Nel nostro paese vi sono oltre 4 Mln di pazienti con MRC e circa 100.000 di questi hanno raggiunto un livello di gravità tale da richiedere il ricorso a terapie salvavita, 50.000 sono in dialisi e altrettanti portatori di trapianto di rene. Sulla base di questi dati è stato calcolato che attraverso una attività di prevenzione e diagnosi precoce, la possibilità di ritardare di almeno 5 anni l’inizio della dialisi anche solo nel 10% dei pazienti, permetterebbe al SSN di risparmiare centinaia di Mln/anno.

Ma nonostante questi numeri a causa del suo esordio silenzioso la consapevolezza di malattia e l’importanza di una prevenzione efficace e rapida sono purtroppo poco attenzionate da pazienti e referenti della filiera assistenziale.

In una fase in cui l’innovazione prodotta dalla ricerca scientifica sta fornendo evidenze sulla efficacia di molte terapie disponibili è facile comprendere come un approccio multidisciplinare in grado di diagnosticare precocemente l’esordio di malattia e prevenire la sua progressione sia fondamentale nella revisione dei percorsi assistenziali.   Sulla base di queste evidenze Motore Sanità intende organizzare dei tavoli multiregionali e multiprofessionali per favorire una condivisione di idee sulla revisione del disease management per questa importante cronicità, che interessa una ampia fetta di cittadini.

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