Rischio cardiovascolare: lotta all’obesità
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RAZIONALE SCIENTIFICO
L’obesità viene definita dal World Obesity Federation (WOF) come una malattia cronica, recidivante e progressiva, con gravi ricadute di salute oltre che sociali ed economiche. Basti pensare, a conferma di questo, che l’OMS indica che già nel 2017 più di 4 milioni di persone sono morte a causa del sovrappeso o dell’obesità. Oltre a questo, sempre questa agenzia stima che più di 650 milioni di adulti nel mondo siano obesi (BMI<30), più del triplo rispetto al 1975, e che almeno 1,3 miliardi di persone siano in sovrappeso (BMI tra 25 e 30). E, cosa ancor peggiore, le proiezioni per i prossimi 15 anni sono ben più preoccupanti: secondo un recentissimo report targato ancora WOF, entro il 2035, il 51% della popolazione sarà obesa o in sovrappeso, facendo assumere a questa patologia i caratteri e le dimensioni di una vera e propria epidemia.
Anche la situazione del nostro Paese è perfettamente in linea con questo scenario: i dati di un recente report indicano che vi sono già più di 25 milioni di cittadini (circa 23 mln adulti e 2,2 mln bambini e adolescenti) in condizioni di obesità o sovrappeso, con una prevalenza del 46% negli adulti (59% addirittura fra i 65-74 anni) e il 26% nei bambini e adolescenti. Oltre i numeri, a preoccupare è il fatto che una larga quota di questi adulti (11% degli obesi e 55% di quelli in sovrappeso) non riconosce di avere un problema e si ritiene normopeso.
Emergono anche differenze di genere e territoriali a svantaggio delle regioni del Sud. Sottovalutare le cause e le conseguenze dell’obesità porta a complicanze severe e multiorgano che ogni anno causano almeno 57.000 morti: da problemi di salute mentale, a problemi cardio-rene-vascolari (21% dei casi di cardiopatia ischemica) e neurologici, a patologie metaboliche come il prediabete ed il diabete T2 (58% dei casi), nonché a diverse tipologie tumorali (fino al 42% di alcuni tumori), a patologie ortopedico-reumatologiche, a patologie respiratorie, arrivando persino a problemi di infertilità.
È facile comprendere quindi come l’obesità sia una malattia cronica su cui agire rapidamente e che richiede un trattamento multidisciplinare di lungo periodo ed una organizzazione articolata e ben strutturata. Lo scopo deve essere non semplicemente dimagrire ma piuttosto cercare di mantenere la perdita di peso a lungo, evitando le molte complicanze. Modificare lo stile di vita ed intervenire sulla dieta, con aggiunta di una terapia cognitivo-comportamentale restano il primo fondamentale step di intervento.
Ed oggi, in questo scenario complesso che già di per sé richiede una attenta programmazione, siamo davanti a delle nuove opportunità dettate dall’innovazione. Si sono infatti affacciate nuove importanti opzioni terapeutiche già approvate dai principali enti regolatori (FDA ed EMA) che hanno offerto non solo un calo ponderale importante e mantenuto nel tempo, ma soprattutto evidenze di riduzione del rischio di gravi complicanze (in primis CV, diabete) anche nei casi più impegnativi con BMI>35 in cui è necessario il ricorso alla chirurgia bariatrica.
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